La tribù dei Dogon e gli extraterrestri

Esseri misteriosi scesi dalle stelle

I Dogon sono una tribù africana che vive nel Mali sulle rive del niger composta da circa 250.000 individui , vivono in capanne di paglia e fango; e del loro passato non se ne sa nulla , eccetto che sono comparsi in zona nel XIII secolo d.c. essi sarebbero la classica tribù di selvaggi che vive di caccia.

Nel 1931 due antropologi francesi sono vissuti per trent’ anni con i Dogon e nel 1950 hanno pubblicato i loro studi rivelando che questo popolo era a conoscenza degli anelli di Saturno , delle quattro lune di Giove e che Sirio è in realtà una stella doppia e ne disegnano l’ orbita in maniera identica ai nostri astronomi.

I due antropologi francesi, Marcel Griaule e Germaine Dieterlen, ricevettero questa informazione solo dopo un decennio di lavoro in mezzo ai Dogon, dopo aver stabilito un clima di fiducia e di affetto nei loro confronti.

Anche allora, gli antropologi dovettero ricomporre l’informazione con elementi provenienti da varie fonti, perché ognuno dei grandi iniziati possedeva solo una parte di questo complesso sistema di conoscenza.

Tra queste storie orali che sono state tramandate attraverso le generazioni del tempo,si narra di una conversazione tra Griaule con Ogotemmeli, uno degli anziani dei Dogon in cui gli venne raccontata la leggenda dei Nommos, un popolo di esseri extraterrestri anfibi proveniente dallo spazio. La storia fu pubblicato poi nel 1948.

Le loro descrizioni sono molto simili a quelle attribuite ad antiche leggende egiziane di dei e dee così come quelle Sumere.

Robert Temple, autore di “The Sirius Mystery“, si imbatte casualmente in alcune ricerche che descrivevano questo popolo, riportando parte delle loro credenze; ebbe così modo di leggere che I Dogon fanno spesso riferimento a degli esseri venuti dal cielo, più precisamente dalla stella Sirio, che questi stessi esseri, chiamati Nommo, avevano il corpo di pesce (si ripropone il mistero di Oannes), e che portarono i primi rudimenti di civiltà sulla terra circa tremila anni fa.

Ritornando alla presunta conoscenza di Sirio, vi è la descrizione di una stella praticamente invisibile ad occhio nudo e assai difficile da osservare persino con l’aiuto di un telescopio, tanto che non ne esistevano fotografie prima del 1970.

I Dogon asseriscono che tale conoscenza (rivelata ad alcuni antropologi francesi negli anni 1930 e 1940) era stata loro insegnata da visitatori venuti da un altro sistema stellare. La stella che descrivono è nota agli astronomi con il nome di Sirio B, mentre per i Dogon è Po Tolo.

La sua esistenza fu sospettata per la prima volta dagli astronomi occidentali nel 1844, quando vennero notate alcune irregolarità nel moto della stella Sirio, la brillante “Stella del Cane” nella costellazione del Cane Maggiore. Per spiegare tali anomali, si suppose che Sirio fosse influenzata dall’attrazione gravitazionale di un astro invisibile, e nel 1862, dopo molte osservazioni, si rivelò finalmente la presenza di una debole compagna.

Sembrava, tuttavia, di gran lunga troppo piccola per esercitare un influenza sensibile sul moto di Sirio che è grande il doppio del nostro Sole e 20 volte più luminosa. Oggi sappiamo che Sirio B è una nana bianca che, per quanto piccola e pallida (le nane bianche appartengono alla classe più piccola di stelle) , è estremamente densa, con una massa sufficiente a esercitare un’attrazione gravitazionale su Sirio A.

Il nome con il quale i Dogon chiamano Sirio B è composto dalla parola “tolo” (“stella”) e “Po” , il più piccolo seme da loro conosciuto (quello della Digitaria exilis, una varietà della sanguinella). Con questo nome essi descrivono la piccolezza della stella e asseriscono anche che è (in quanto in essa la terra è sostituita da un metallo immensamente pesante chiamato sagala) tanto pesante che il colore della stella è bianco.

I Dogon attribuiscono, quindi, a Sirio B (che è, ricordiamolo, assolutamente invisibile ad occhio nudo) le tre caratteristiche fondamentali di una nana bianca: la piccolezza, la pesantezza e il biancore. Sostengono, inoltre, che l’orbita della stella è ellittica, con Sirio A, posto in corrispondenza di un fuoco dell’anche una terza stella del sistema Sirio, chiamata Emme Ya (“Sorgo Femmina”) , intorno alla qale orbita un unico satellite. A tutt’oggi, Emme Ya non è stata ancora scoperta.

Per i Dogon, Sirio B fu la prima stella creata da Dio ed è il fulcro dell’Universo. Da essa si sono sviluppate tutta la materia e tutte le anime mediante un complesso moto a spirale che i Dogon simboleggiano nei loro canestri intrecciati.

Tutte le anime, qualunque fosse la loro destinazione, hanno dapprima gravitato da Po Tolo a Emme Ya. Hanno quattro calendari, per il Sole, per la Luna, per Sirio, per Venere, e da molto tempo sanno che i pianeti orbitano attorno al Sole. I Nommos vennero anche chiamati Maestri dell’acqua, Ammonitori, Istruttori. Arrivarono sulla Terra in qualche zona a nordovest dell’attuale regione dei Dogon.

Quando la loro astronave atterrò – dopo una discesa a vite che fece molto rumore e spostamento d’aria – slittò sul suolo aprendo un solco nel terreno (forse si riferiscono agli ugelli di un razzo). In quel periodo, una nuova stella (forse l’astronave madre) apparve nel cielo. Dopo l’atterraggio, apparve una cosa con quattro gambe che tirò l’astronave verso una conca che venne riempita d’acqua affinchè l’astronave potesse galleggiare.

Secondo le raffigurazioni Dogon, i Nommos avevano sembianze più simili ai pesci che agli uomini, ed erano costretti a vivere in acqua.
Erano redentori e custodi spirituali” Il Nommo si racconta spartì il suo corpo tra gli uomini per nutrirli, ricorda qualcosa?

Diede tutti i suoi principi di vita agli esseri umani.”Il Nommo fu crocefisso e risorse; tornerà ancora sulla Terra, questa volta in forma umana. Poi riassumerà la forma anfibia e comanderà il mondo delle acque. Se i racconti dei Dogon ricordano eventi momentanei come l’atterraggio su questa Terra di esseri di un altro sistema stellare, ci si aspetterebbe di trovare descrizioni analoghe anche altrove. In un racconto babilonese sugli Oanni, troviamo infatti la descrizione di esseri anfibi che vennero su questa Terra per il bene dell’Umanità.

Con il loro veicolo a forma di uovo, sarebbero ammarati nel Mar Rosso. Le descrizioni seguenti sono prese da una Storia della Mesopotamia, scritta nel III secolo a.C. da Berosso, sacerdote babilonese, la cui opera sopravvive solo a frammenti riportati da storici greci.”L’intero corpo dell’animale era simile a quello di un pesce; e aveva un’altra testa sotto una testa di pesce, e piedi simili a quelli di un uomo si aggiungevano alla coda di pesce. La sua voce e il suo linguaggio erano articolati e umani.

Durante il giorno, questo essere conversava con gli uomini, ma non ingeriva alcun cibo in quella stagione; e comunicò loro la conoscenza delle lettere e delle scienze e ogni specie di arte. Insegnò loro a costruire case, fondare templi, a formulare leggi, e spiegò loro i principi della geometria.

In breve li istruì in ogni materia atta ad addolcire i modi e a umanizzare la specie umana. Quando il Sole tramontava, l’essere era solito rituffarsi, e rimaneva tutta la notte in fondo al mare, perché era anfibio.”Un altro racconto sugli Oanni è stato riportato da San Fozio (820-892 ca.), patriarca di Costantinopoli.

Nel suo Myriobiblon dice che lo storico Elladio :”racconta la storia di un uomo chiamato Oe, il quale uscì dal Mar Rosso e aveva un corpo simile a quello di un pesce, mentre la testa e gli arti erano di un uomo.”Oe insegnò l’astronomia e le lettere. Secondo alcuni racconti, egli uscì da un uovo (da cui il suo nome) , ma in realtà era uomo, che sembrava un pesce perché il sui abito aveva squame.

E’ possibile che i Nommo dei Dogon e gli Oannes babilonesi siano rappresentazioni diverse dello stesso evento? I Dogon stessi insistono sul fatto che il loro popolo non visse sempre nella regione che occupano ora, e gli indizi suggeriscono che siano discendenti dei Berberi, i quali iniziarono a migrare verso sud, dalla Libia, nel I-II secolo d.C. Poi, unendosi in matrimonio con i neri locali, si stabilirono definitivamente nel Mali intorno all’XI secolo.

Se i Dogon arrivarono veramente nel Mali dal Nordest, potrebbero in origine aver abitato zone abbastanza vicine al mar Rosso, così che un collegamento tra Nommos e Oanni potrebbe esser stato geograficamente possibile. In questo caso, tuttavia, è strano che i Dogon abbiano mantenuto la memoria della stella Sirio B, mentre gli Egizi, sicuramente in contatto con Sirio A, che li aiutava a predire la piena del Nilo.

In base a ciò, sembrerebbe probabile che i Dogon e la storia Babilonese riferiscano eventi simili, ma separati (Robert K.G. Temple, The Sirius Mystery; trad. Il Mistero di Sirio, SugarCo Ed., Milano 1976) I DOGON E GLI ERUDITI EUROPEI Carl Sagan, astronomo alla Cornell University, autore di Contatto cosmico e coautore di Intelligent Life in the Universe, alla luce dei miliardi di stelle che popolano l’Universo, il grande numero di pianeti in orbita intorno ad esse, e l’incredibile età dell’Universo, ha affermato essere virtualmente una certezza statistica che la vita intelligente si sia sviluppata ripetute volte e che molte civiltà siano molto più vecchie e più avanzate della nostra.

Ciò sembrerebbe dar ragione alla possibilità che la fonte di informazione dei Dogon provenga, come essi asseriscono, da antichi astronauti . 

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Cesare Valocchia

Cesare Valocchia è nato a Roma nel 1970. Perito tecnico in telecomunicazioni con alle spalle corsi specialistici in fibre ottiche e trasmissione dati, coltiva due passioni: il volontariato e l’ufologia. Istruttore di manovre di rianimazione cardio-polmonare adulto e bambino, ha raccolto le sue esperienze di volontario sui mezzi del servizio di emergenza sanitaria nazionale 118 di Roma in un ebook dal titolo: “ Non dirmi grazie ”. Il suo motto è: Aiutare chi soffre è il miglior pagamento. Dai primi anni 90 si occupa di avvistamenti e dal 2011 cura personalmente il sito di ufologia www.myuforesearch.it del quale è responsabile. Le sue ricerche sul legame apparizioni mariane e fenomeno ufo sono disponibili nel suo sito. E’ membro del Cun ( Centro Ufologico Nazionale), sulla cui rivista ufficiale è stato pubblicato, nel maggio 2017, il suo studio sugli oggetti volanti non identificati a Medjugorje.

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